domenica 17 marzo 2013

Il deserto dei tartari

In una bellissima mattina di settembre ancora una volta Drogo, il capitano Giovanni Drogo, risale a cavallo la rapida strada che dalla pianura mena alla Fortezza Bastiani. Ha avuto un mese di licenza ma dopo venti giorni già e ne ritorna: la città gli è oramai diventata completamente estranea, i vecchi amici hanno fatto strada, occupano posizioni importanti e lo salutano frettolosamente come un ufficiale qualsiasi. Anche la sua casa, che pure Drogo continua ad amare, gli riempie l'animo, quando lui ci ritorna, di una pena difficile a dire. La casa è quasi ogni volta deserta, la stanza della mamma è vuota per sempre, i fratelli sono perennemente in giro, uno si è sposato e abita in una diversa città, un'altro continua a viaggiare, nelle sale non ci sono più segni di vita familiare, le voci risuonano esageratamente, e aprire le finestre al sole non basta.

Così Drogo ancora una volta risale la valle della Fortezza ed ha quindici anni da vivere in meno. Purtroppo egli non si sente gran che cambiato, il tempo è fuggito tanto velocemente che l'animo non è riuscito ad invecchiare. E per quanto l’orgasmo oscuro delle ore che passano si faccia ogni giorno più grande. Drogo si ostina nella illusione che l'importante sia ancora da cominciare. Giovanni aspetta paziente la sua ora che non è mai venuta, non pensa che il futuro si è terribilmente accorciato, non è più come una volta quando il tempo avvenire gli poteva sembrare un periodo immenso, una ricchezza inesauribile che non si rischiava niente a sperperare.
Eppure un giorno si è accorto che da parecchio tempo non andava più a cavalcare sulla spianata dietro la Fortezza. Si è accorto anzi di non averne nessuna voglia e che negli ultimi mesi (chissà da quanto esattamente?) non faceva più le scale di corsa a due a due. Sciocchezze, ha pensato, fisicamente si sentiva sempre lo stesso, tutto stava a ricominciare, non c'era dubbio; una prova sarebbe stata ridicolmente superflua.
No, fisicamente Drogo non è peggiorato, se riprendesse a cavalcare e a correre su per le scale sarebbe benissimo capace, ma non è questo che importa. Il grave è che lui non ne sente più la voglia, che lui preferisce dopo colazione starsene a sonnecchiare al sole piuttosto che scorazzare su e giù per la spianata sassosa. E' questo che conta, solo questo registra gli anni passati.
Oh, se ci avesse pensato, la prima sera che fece le scale a un gradino per volta! Si sentiva un pò stanco, è vero, aveva un cerchio alla testa e nessun desiderio della solita partita a carte (anche in precedenza del resto aveva qualche volta rinunciato  a salire le scale di corsa per via di malesseri occasionali). Non gli venne il più lontano dubbio che quella sera fosse molto triste per lui, che su quei gradini, in quell'ora precisa, terminasse la sua giovinezza, che il giorno dopo, per nessuna speciale ragione, non sarebbe più ritornato al vecchio sistema, e neppure dopodomani, né più tardi, né mai.

brano tratto da IL DESERTO DEI TARTARI di Dino Buzzati

P.S. Uno dei miei libri preferiti.



6 commenti:

  1. Eh già, una sensazione...

    RispondiElimina
    Risposte
    1. Esatto! E' quello che penso anch'io, un giorno te ne stai li tranquillo e il giorno dopo il mondo (o il cavallo) ha trovato alloggio sopra le tue spalle. :-)

      Elimina
  2. La fuga dal tempo o il tempo in fuga?

    RispondiElimina
    Risposte
    1. Bella domanda, ti dispiace se ti rispondo nella mia prossima reincarnazione? :-)

      Elimina
  3. Risposte
    1. Forse hai ragione tu, basterebbe trovare 3 cose belle che ci capitano ogni giorno per stare un pò meglio.Comunque il cavallo da sopra le mie spalle non si schioda, quello secondo me ci ha preso gusto. :-)

      Elimina

Chiunque può lasciare un messaggio anche gli anonimi, per cortesia, non abusate di questa libertà. :-)